Testo della petizione "Fermiamo il "mobbing di Stato" contro gli insegnanti".
Collegamento per la firma: https://chng.it/hNMcBVjx.
Dopo aver smantellato il Servizio Sanitario pubblico il Governo Italiano e la sua pletora di consulenti e sottoposti procedono a scardinare i principi stessi fondativi della Scuola, luogo dove dovrebbero essere formati i futuri Cittadini.
Nel decreto legge del 24 marzo 2022 n. 24 si legge:
"La vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni da parte dei soggetti obbligati ai sensi del comma 1".
E ancora:
"L'atto di accertamento dell'inadempimento impone al dirigente scolastico di utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto alla istituzione scolastica".
Ad integrazione di questo decreto sono venuti dei chiarimenti espressi alla Camera dei deputati dal ministro per i Rapporti per il Parlamento, Federico D'Incà:
"Peraltro, sottrarsi all’obbligo vaccinale per gli insegnanti ha una peculiare conseguenza: la vaccinazione costituisce un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni. Di qui l’utilizzazione del docente non vaccinato in attività di supporto alle istituzioni scolastiche, quali, a titolo esemplificativo, le attività, anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione, e la conseguente sostituzione per l’attività didattica con supplenti.
La motivazione di tale disposizione risiede nella speciale rilevanza che la figura del docente ricopre all’interno della comunità educante. La disposizione coniuga, infatti, due esigenze: quella di attenuare le conseguenze di inadempimento all’obbligo vaccinale senza deflettere, però, rispetto al principio di responsabilità dei docenti dinanzi agli alunni. Come correttamente osservato dall’interrogante, la violazione di un obbligo non può restare priva di conseguenze. Si tratta, dunque, di un messaggio forte e coerente, che si è voluto dare ai nostri giovani. Gli insegnanti inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fondano le comunità nelle quali sono inseriti. Il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo; per questo si è dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto dei docenti non vaccinati di sostenersi e il loro dovere di non smettere mai di fornire il corretto esempio.
Tale decisione risponde peraltro anche all’esigenza di garantire il diritto alla salute agli alunni e alle alunne delle classi non vaccinati e ai fragili e agli stessi docenti non vaccinati, nonché di meglio preservare la continuità didattica".
La domanda sorge spontanea: come è possibile che non provino vergogna?
Come direbbe Robert Koch, padre della microbiologia moderna, Nobel per la medicina nel 1905 “La domanda è troppo buona per rovinarla con una risposta”.
Definire "diseducativo" il ritorno in cattedra di questi docenti, istigare pubblicamente al disprezzo morale e all'odio sociale contro chi legittimamente si avvale del proprio senso critico, è atto eversivo di ogni convivenza democratica, che non passerebbe senza conseguenze se in Italia le istituzioni e l'opinione pubblica da tempo non fossero oltraggiate nelle loro funzioni. Sono inaccettabili, sia le parole denigratorie verso una minoranza che si è semplicemente avvalsa del suo diritto al dissenso, sia le gravi conseguenze umane e professionali cui essa è sottoposta nell'esercizio di questa libertà, come la sospensione dal lavoro e dallo stipendio.
Oltretutto questa discriminazione ha una premessa implicita: che lo status vaccinale del docente sia noto agli allievi, in palese violazione della privacy del docente.
Accertato che lo status vaccinale non incide in modo significativo sulla possibilità di contagiare e di contagiarsi, la inidoneità deontologica del docente all'insegnamento si fonderebbe sull'aver "...disatteso il patto sociale..." e sull'essere quindi per gli allievi un cattivo esempio.
In una Scuola che proclama di volersi fondare sul pensiero critico e sull'inclusione si decide di escludere da ogni confronto e da ogni ruolo attivo chi ha posizioni marginali, esponendolo a una gogna mediatica, sociale e professionale che ricorda i peggiori episodi del maccartismo. Proprio chi paga in prima persona le conseguenze delle proprie convinzioni e del proprio dissenso dovrebbe essere "esemplare" per una generazione a cui restano, grazie anche alla nostra classe dirigente, sempre meno riferimenti etici.
Questo episodio vergognoso non riguarda solo i docenti non in regola con il ciclo vaccinale, ma è parte della recente storia di tutto il sistema educativo che privilegia sempre più nozioni, omologazione, procedure, specializzazione, controllo e che ha sprofondato il nostro paese nelle classifiche dell'analfabetismo funzionale. La posizione scomoda assunta dai docenti dissidenti è, al netto della tutela personale, anche in favore di una Scuola ispirata alla dialettica genuina e alla pedagogia moderna. Nella analogia di Kahlil Gibran dove "L’usignolo si rifiuta di fare il nido in una gabbia, affinché la schiavitù non sia il destino dei suoi pulcini" i docenti vessati sono anche quell'usignolo.
Si chiede al Governo e al Ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi di sconfessare pubblicamente quanto affermato in Parlamento e di ritirare immediatamente queste misure inique e inutilmente vessatorie.
Si chiede a chi legge di firmare perché alcune imposizioni di questo decreto, oltre ad avere una natura punitiva e non sanitaria, non sono degne dei valori sui quali è fondata e si regge la nostra Repubblica.
Si chiede a chi legge di firmare a testimonianza di questa vergogna e a memoria delle future generazioni.