Siamo certi di volerla preservare? Sappiamo cos’è l’etica della Terra? E la psico-bio-diversità?
lI 7 dicembre 2022 si è aperto a Montreal, in Canada, la Conferenza sulla biodiversità delle Nazioni Unite (COP 15). Dunque sembrerebbe questione importante.
Già il numero di aprile 2022 del mensile Le Scienze, dedicava il consueto Dossier a questo tema (pp.34-52). Riporto di seguito solo alcune citazioni che ho scelto, per tentare di rispondere alla domanda. Riflettendo su quanto abbiamo vissuto in questi quasi tre anni, la domanda è d’obbligo:
” Siamo certi che si voglia preservare la bio-diversità?”
Dall’intervista di Emanuele Bompan a Henry Provencio, district ranger della Gila National Forest del New Mexico, apprendiamo che:
“Qua nel 1922 Aldo Leopold, il padre della conservazione e uno dei più grandi ecologisti…ha avuto l’idea di creare le aree selvagge per proteggere la biodiversità”…”Senza di lui forse non avremmo questa sensibilità sul tema della biodiversità e sull’etica della Terra e le sue preziose conoscenze sulla protezione delle specie”.
Secondo il Global Assestment Report on Biodiversity and Ecosystem Service sarebbero a rischio più di un milione di specie su 8,7 milioni di eucarioti esistenti. In media, tra il 1970 e il 2016, dai mammiferi fino ai rettili sarebbe crollato ben il 68% di varietà.
Nel 1948 è stata fondata la International Union for Conservation of Nature (IUCN) che stila la lista rossa e i patrimoni residuali di tutti gli organismi viventi del pianeta. Ora ci si concentra anche su alcune specie di batteri che rappresentano attori chiave per la formazione del suolo e la sopravvivenza di foreste e oceani.
Nell’aprile 2022 Gianfranco Bologna era membro del comitato “Capitale Naturale” presso il Ministero della transizione ecologica: “I dati sono innegabili: la biodiversità, la ricchezza di vita sulla Terra, si sta depauperando”.
Elizabeth Kolbert autrice del libro La sesta estinzione, afferma che le zone umide sono andate perse per il 90% e restano zone “selvagge” solo per il 25% del pianeta. È uscito a giugno il suo ultimo libro Sotto un cielo bianco.
Elizabeth Maruma Mrema, Segretario generale della Convention on Biological Diversity afferma: “Oggi sappiamo con certezza che la perdita di biodiversità rappresenta una minaccia significativa per le società umane e le economie nazionali e sono fondamentali per la sopravvivenza umana”
Carlos das Neves nel report Biodiversità e Pandemie di fine 2020 sostiene:” lo stesso SARS-Cov-2 potrebbe essere legato al commercio di specie selvatiche, come il pipistrello. Oltre 600 articoli scientifici validano la tesi che la deforestazione, traffico di specie selvatiche, cambio di uso del suolo, allevamenti intensivi sono alla base di una crescente emergenza di pandemie…ci sono nuovi corona virus che possono essere trasmessi alle specie allevate e da lì all’uomo…(ma) assistiamo ad una intensa zoonosi inversa: l’uomo con la sua mobilità sta diffondendo SARS-Cov-2 in specie a rischio come gorilla e tigre.”
“Così l’uso intenso di fitofarmaci riduce la capacità di molte specie di resistere alle malattie.
La perdita di impollinatori può costare tra i 210 e i 577 miliardi di euro alla produzione agricola mondiale. Ma pochissimi economisti considerano questi aspetti.”
Eppure sono gli economisti a guidare il mondo. Sono stati gli economisti a guidare le decisioni sulla gestione della pandemia Sars-Cov-2. E sempre gli economisti hanno deciso l’acquisto per miliardi di pro-farmaci a mRna sperimentali, hanno deciso di fermare la vita economica di famiglie e Nazioni per obbligare a consumarli. Eppure antropologi, sociologi e linguisti ci ammoniscono che anche le psico-diversità, le diverse culture, le diverse forme di organizzazione sociale, le diverse migliaia di lingue sono minacciate di estinzione e che questo comporta un impoverimento della creatività e dello sviluppo della specie homo. Un impoverimento della sua capacità di affrontare nuove sfide, perché riduce la sua capacità di pensiero divergente. Nella gestione della pandemia si è visto che trattamento è stato riservato anche alla diversità di pensiero tra scienziati. Da sempre, è solo la capacità di formulare teorie diverse che fa progredire la scienza, cambiando opinione quando i risultati sono deludenti.
Il narcisismo umano, specie quello di certi “scienziati” ha mostrato, già prima della pandemia, che nel novero degli esseri viventi non si considera anche la specie homo, come se si considerasse immune dal rischio di estinzione a causa delle sue stesse pratiche di abuso della Natura. I Governanti si rifiutano di considerare che anche per gli umani l’abuso di farmaci ha l’effetto ormai dimostrato di riduzione di risposta naturale del sistema immunitario. Sappiamo che l’abuso di antibiotici ha postata alla farmaco resistenza degli agenti patogeni. Che l’abuso di psicofarmaci, invece di curare il disagio psichico, lo può tamponare, ma spesso cronicizzare quando non aggravare a causa dei dimostrati effetti avversi. La gestione fallimentare della pandemia, con l’obbiettivo Covid-19 zero, ha messo in evidenza questa illusione di onnipotente controllo sulla Natura.
Carlos das Neves ci ricorda: “Abbiamo una mentalità emergenziale calcoliamo il rischio quando accade. La pandemia è costata migliaia di miliardi, mentre sappiamo che basterebbe averne speso una minima frazione per evitarne l’insorgere. Ma nonostante ciò, non siamo in grado di includere il valore della natura nella nostra azione.” E ciò all’inizio del 2022.
Dunque la gestione della pandemia ha messo in evidenza un altro aspetto della stupidità umana che non considera la diversità come risorsa da tutelare: anche la diversità di pensiero, di ragionamento. La divergenza dal braco che in Natura è sempre coltivata e preservata.
La gestione imposta dall’ingordigia dei politici, sostenuta dall’acquiescenza della maggioranza degli organi di informazione e dal silenzio miope e disinformato della maggioranza degli “intellettuali” (forse già estinti?) sembra dimostrare davvero che la bio-psico-diversità non interessa, anzi si preferisce combatterla.